Reportage di Federico Montaldo e Gian Piero Corbellini.
Con testi di Angelo Ferracuti e un saggio di Alessandro Mongili.
Emuse, 2018.
Nuraxi Figus è stata l'ultima miniera attiva in Italia.
Nel 2018, l'attività estrattiva è stata definitivamente chiusa, facendo calare per sempre il sipario sull'epopea mineraria della Sardegna, che nel corso dell'ultimo secolo, e per buona parte di quello precedente, ha caratterizzato in maniera profonda lo sviluppo economico, sociale e culturale del sud dell'isola.
Anche Nuraxi Figus andrà così ad aggiungersi al nutrito numero di miniere già chiuse, alcune riconvertite a livello turistico-divulgativo, altre mute testimoni di un tempo andato, pezzi di archeologia industriale del secolo scorso.
Si confida in un progetto di riconversione delle gallerie sotterranee, a circa 500 metri nel sottosuolo, per sperimentazioni di alta tecnologia, che, almeno in parte, salvaguardi l'occupazione.
Molti dei minatori che ancora vi lavorano (circa 170 contro i circa 1000 di pochi anni fa) sono a loro volta figli e nipoti di minatori, legati alla miniera come parte stessa della loro esistenza, della storia della propria famiglia e della propria terra. Un legame atavico, indissolubile e intimo.
La fine del lavoro in miniera è la metafora della fine del lavoro manuale come tradizionalmente inteso: faticoso, pericoloso, a volte brutale, un retaggio industriale superato dai tempi.
Il reportage fotografico vuole raccontare un pezzo del finale di questa storia.
Un'atmosfera di attesa mista a rassegnazione. E insieme di orgoglio e di affetto per il lavoro che sta per scomparire, consumandosi nel ripetersi dei turni, scandito dai ritmi quotidiani, sempre uguali nel corso degli anni, nel contrasto tra la luce abbacinante del sole sardo e l'oscurità profonda del sottosuolo.
Le fotografie sono state realizzate negli anni 2013 e il 2015, presso la miniera di Nuraxi Figus (Provincia di Carbonia-Iglesias, Sardegna).